Chaparri è il nome di una montagna sacra, invocata nelle sessioni dei maestri curanderos della zona. Ed è anche l’Apu protettore di una riserva ecologica unica nel Perù. Si tratta infatti di una riserva privata, non gestita dallo Stato, bensì da una comunità, Santa Catalina di Chongoyape. Questa esperienza si concretizzò nel dicembre 2001 ed ha come obiettivo la riabilitazione e la reintroduzione al loro habitat naturale di alcune specie in pericolo di estinzione: l’orso con gli occhiali (o orso Andino), la Pava aliblanca (White-Winged Turkey), il guanaco, il condor andino.
“Dal racconto di un viaggiatore di Peruresponsabile.it”
...Visitiamo la Riserva accompagnati da Heinz Plenge, fotografo naturalista di professione e uno dei maggiori sostenitori di questa iniziativa. Ci racconta che il primo passo fu la volontà della comunità di salvaguardare il bosco secco, depredato del suo legname per la costruzione di cassette della frutta.
Grazie all’appoggio di fondazioni, studiosi, professionisti e associazioni peruviane e straniere si pensò poi di reintrodurre la pava aliblanca, un uccello che si può incontrare solo in Perù e che sembrava estinto. Infine arrivarono gli orsi.
Nella Riserva incontriamo Chacha, un’orsa, l’ultima arrivata, ritrovata nei sopralluoghi dopo un incidente aereo; è spaventata e timorosa anche se ci avviciniamo con del mais di cui sono ghiotti gli orsi. Ma peggiori sono le condizioni degli altri esemplari: le unghie e i denti sono stati strappati, hanno subito maltrattamenti e hanno dei comportamenti strani, come quello di mettersi a “ballare” in modo ridicolo quando ricevono il cibo. Questi orsi erano stati catturati e addestrati per lavorare nel circo; ora sono ritornati nel loro ambiente naturale e, lentamente, ritorneranno ad una vita naturale.
L’orso andino si adatta a vivere sia lungo la costa sia nel bosco di nubi a oltre 4500 msnm; lo stesso Cammino Inca, a Macchu Picchu, era un habitat molto frequentato da questi animali, ma è difficile immaginare che un animale rimanga a vivere sotto gli occhi di migliaia di turisti rumorosi, venditori ambulanti e sporcizia, che sono a tutt’oggi quello che rimane dell’antico cammino.
La femmina dell’orso andino, per di più, ha la capacità di prolungare la sua gravidanza da un minimo di sette mesi ad un massimo di due anni, fino a quando non trova l’ambiente naturale adatto per dare alla luce la sua creatura. Motivo in più per temere l’estinzione di questa specie.
L’esperienza di Chaparri è speciale non solo per la presenza degli orsi, che, non dimentichiamoci, non sono lì per diventare un’attrazione turistica; né per i venados (cervi) maleducati che rubano il pane dal piatto o per il sajino (una specie di maiale selvatico) che vuole anche lui la sua fetta di pane.
E’ un esempio significativo di quell’interazione tra uomo e natura che per noi europei non è ormai più realizzabile. E’ l’incontro con una comunità locale che da tempo si preoccupa di recuperare il bosco secco e aspira ad essere un modello per altre comunità, dimostrando ancora una volta come la conservazione dell’ambiente può essere una fonte di sviluppo per le popolazioni locali.