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Piccola Guida Responsabile del Perù

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2° gg | VEINTE DE JENERO - YARINA: Sempre più dentro!

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Estensione in Amazzonia - Regione di Loreto - 18° Giorno di Viaggio

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Lo shock culturale sarà già passato, la seconda mattina, quando qualcuno, sicuramente, vi sveglierà ad un’ora alla quale, di solito, nell’occidente opulento si alzano solo i panettieri! In sostanza, dal secondo giorno in poi inizia una serie di levatacce che vi vedranno in piedi ad un’ora variabile fra le 5 e le sei del mattino, a volte, in relazione alle esigenze dell’itinerario, anche prima….auguri! Forse, è proprio la prima mattina che ci si sveglia nel rifugio del consorzio Rumbo Al Dorado, che si inizia a capire dove ci si trova. Ci si sente davvero lontano, da tutti e da tutto…perché tutti e tutto sono davvero lontani da questo posto. Alzarsi presto, in Amazzonia, in realtà, nasconde doni preziosi. Sono i suoni della foresta, che si sveglia. Si ascolta il “cambio della guardia”, ovvero si diventa spettatori di quel breve momento in cui la fauna della notte, sorpresa dai primi ma già caldi raggi del sole tropicale, si ritira dagli occhi e dalle orecchie del mondo, per scomparire chissa dove, in mezzo all’oceano verde smeraldo della selva.


Allora, i primi timidi vagiti della mattina amazzonica si diffondono. Cominciano le ranocchie, seguite dal picchio e poi dalle scimmie, ben nascoste e timide. Poi, lenta, attacca la sinfonia degli uccelli e allora si alza del tutto il sipario sul quadro più bello e luminoso che la natura è riuscita a dipingere…la riserva di Pacaya-Samiria. E via, si fa colazione, yucca fritta, bananine a rotelle, succo di aguache e, ma anche thè, nescafè, e, se ci si organizza un po’, magari si riesce pure a mangiare un pochino di latte fette biscottate e marmellata…se proprio non ce la fate a stare senza!!! Tutto questo è possibile grazie alle meravigliose signore del villaggio di Veinte che quando è ancora notte entrano silenziose nel piccolo rifugio e iniziano ad allestire la vostra prima colazione amazzonica. Sono due donne meravigliose e forti, piene di antica sapienza e bontà, che sarà tutta vostra per i giorni in cui sarete i loro figlioletti…Dopo colazione si inizia la prima vera sfacchinata, si sale in barca e si va, fra tronchi e insidie nascoste dal Rio, molto spesso troppo basso per consentire un passaggio tranquillo, in mezzo alla foresta amazzonica, alla volta della comunità di Yarina, rumbo al dorado.


Qui, inizia il lento e sapiente lavoro delle guide del consorzio. Una piccola parentesi. Dovete sapere che le donne e gli uomini che oggi si impegnano nell’aiuto e nell’assistenza per i viaggiatori all’interno della selva, sono comunque prima di tutto cacciatori, pescatori, raccoglitori e raccoglitrici. Alcuni, subito dopo l’avvento della riserva, e cioè nei periodi immediatamente seguenti l’istituzione dei divieti di caccia e di pesca indiscriminata su tutta la zona del Pacaya Samiria, hanno continuato, loro malgrado e per pura necessità di sopravvivenza, a cacciare e pescare per vivere. Il governo Perùviano, infatti, al momento della istituzione della riserva, ha pensato bene solamente di recintare e di porre divieti, senza però programmare, pianificare e, soprattutto, senza dare a chi della foresta ha sempre vissuto, una alternativa, una guida, una speranza di poter far altro rispetto a ciò che tutti, sino a quel momento, avevano invece sempre fatto e, cioè….cacciare e pescare. In fin dei conti, tesori miei, i master plan turistici e i piani di conservazione non si mangiano…i pesci e gli animali, si! E hanno fatto bene i miei amici a “ribellarsi” per sopravvivere…E qui si inserisce la missione di Green Life e Pro Naturalezza…informare e sensibilizzare gli abitanti della riserva verso il tema della sostenibilità, ambientale, lottare per inculcare anche in chi per vivere faceva il bracconiere l’idea che il valore del sapere ancestrale, l’importanza del conoscere i luoghi reconditi della foresta, la capacità di interpretazione della selva, di sentirla e viverla, di anticiparla, di prevederla nelle sue mosse o di difendersi da essa, di non farsela nemica e di riuscire soprattutto a sopravvivere in essa era la risorsa più grande alla quale aggrapparsi. Questo è il grande lavoro cui ogni giorno si sottopongono i miei amici delle ONG, lottano per coinvolgere fino in fondo gli abitanti nella programmazione e nello sviluppo delle tecniche di sviluppo eco compatibile e di sfruttamento sostenibile delle risorse di uno degli ultimi scrigni naturali del pianeta. E allora i bracconieri si sono trasformati in guide per scovare gli animali più misteriosi e timidi, come le lontre del rio, e mostrarli a chi le lontre le ha sempre e soltanto viste in video, i raccoglitori di palmitos scalano agilmente quegli alberi che prima invece venivano abbattuti solo per raccoglierne un germoglio, dando dimostrazione di forza, agilità e rispetto. Questo fanno “quelli che si occupano di turismo responsabile”…aiutano donne e uomini ad aiutarsi, ed ad aiutare questo mondo massacrato e stuprato.


E questo lavoro, un giorno, sarà riconosciuto per quello che merita, perché salvare le aree verdi significa salvare anche quelle che verdi non sono, significa preservare almeno i polmoni di un organismo che deve continuare a respirare, nonostante tutti noi stiamo, da molto tempo, ostinatamente tentando di soffocarlo.Scusate il pippone, ma ne valeva la pena. Dicevamo, del lavoro delle guide! E sì, perché sapete, nonostante ci si trovi nel bel mezzo della foresta in cui tutti almeno una volta al mondo vorrebbero entrare, in realtà, la boidiversità è talmente grande che se non ci fossero i prodi e fieri accompagnatori di Yarina, Veinte e Yacu Taita, i viaggiatori si ridurrebbero ad ammirare una bella massa di alberi, mangrovie e uccelli tutti diversi ed esotici, ma uguali nell’essere, appunto, sconosciuti!!! Invece, le guide spiegano pazientemente, con l’aiuto di testi e scientifici e divulgativi, le varie specie di fauna e flora che si incontrano. Raccontano perché quell’uccello che si vede sfrecciare davanti alla pruna della lancia canta di giorno piuttosto che di notte. O perché il martin pescatore sembra accompagnare l’imbarcazione volando da un ramo all’altro, perché la taricaya si adagia sulla punta dei tronchi emersi. Pensate che una volta, camminando fra milioni di rami e zanzare, dissi lamentandomi simpaticamente e rivolgendomi alla mia guida, il colosso Meraldo, “MERAAAA……C’ho sete!!!!” e lui, serafico, con quel cavolo di macete che tagliava pure le pietre, ha tagliato un ramo, una liana di tartan o qualche cosa di simile…e mi ha detto “Tieni, bevi…”…ovviamente la mia faccia ha assunto la forma di un punto interrogativo e quando Meraldo se n’è accorto mi ha fatto vedere come si faceva…mi ha messo il piccolo tronco reciso vicino alle labbra e poi lo ha inclinato come quando si involgila l’acqua di una bottiglia quasi vuota ad uscire e….miracolo! dal rìtronco è uscita acqua, limpida e fresca, pura e buonissima!!! Ho bevuto da un tronco. E sfido chiunque a dire il contrario! Questo significa gironzolare per la foresta con chi la foresta la conosce per averci vissuto lavorato e sofferto….ANDATECI CON UN ACCOMPAGNATORE DEL LODGE...magari vi da un sorso di doctor pepper o di pespi…ma l’acqua dell’”una de gato”, quelli li, non sanno nemmeno che esiste o che colore ha….!!! Però conoscono bene il colore dei dollaroni che vi levano dalle saccocce. Il secondo giorno della selva e il primo di vera incursione trascorre così, navigando e ammirando. In realtà, questo è “il viaggio”…si tratta di navigare, diverse ore al giorno, per osservare in silenzio, sperando di individuare quante più specie di animali e piante possibili. Non ci sono spiagge bianche dove sdraiarsi a prendere il sole, in amazzonia. Quelle, dovete cercarle da altre parti, vicino alla doctor pepper o alla coca cola, un po’ più in la.

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