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Piccola Guida Responsabile del Perù

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1°gg | IQUITOS - NAUTA – VEINTE DE JENERO: Un mondo a parte

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Estensione in Amazzonia - Regione di Loreto - Un’ora e mezzo di bus/fuori strada e 4/5 ore di navigazione.

Non appena arrivati, all’aeroporto, si sale subito su un improbabile mezzo di trasporto ciccione e sgangherato che assomiglia ad un autobus (che non vi abbandonerà mai ed è il mezzo più sicuro per attraversare la insidiosa strada Iquitos-Nauta). E’ guidato da Raul il ragazzo che gestisce i trasporti per questo tratto per conto della ONG, con una sua compagnia. Sarebbe in grado di guidare, senza impantanarsi, un aereo in una palude, un carro di buoi sulla sabbia, una moto in una piscina. Quest’anno, sulla strada rossa che collega Iquitos a Nauta, mentre slittavamo a bordo del pullman ciccione nel fango argilloso sopravvissuto a due notti di pioggia, abbiamo trovato davanti a noi un enorme camion di pesce impantanato. I ragazzi che ci assistevano sono scesi e, con semplicità imbarazzante, hanno prima levato dai guai “i pivellini” (gente che guida su quella strada per mestiere!!!) e poi, con facilità irridente, si sono “gettati” con il pullman ciccione nel mare di fango che avevamo davanti e, noi increduli, ci hanno portati dall’altra parte senza il minimo problema. Notevole.


Tuttavia, dopo oltre un’ora di di sballottamenti e slittamenti, si arriva a Nauta, un insediamento di pescatori nel quale ci si imbarca per il lungo tragitto che conduce fino alla prima comunità, già dentro la riserva. Il punto d’imbarco è difficile, scivoloso, e prima di scendere l’alto argine del fiume per accomodarsi nell’ampia lancha che in 4 ore di lenta navigazione ci porterà sull’obbiettivo, è divertente intrattenersi con i bambini che, incuriositi dai “gringos”, vengono a scambiare quattro risate, visto che di chiacchiere non si parla nemmeno…troppo impegnati a far i dispetti e a farsi fotografare. Se avete un po’ di tempo, comprate della frutta, non so, mandarini o banane, o in mancanza caramelle e, senza esagerare, distribuitene alcune. Farete subito amicizia… e un sacco di foto stupende.

Si sale, si parte, si becca l’immancabile acquazzone e, poi, si sviene dalla stanchezza. In realtà, è quasi impossibile dormire quando si arriva in un luogo magico come questo…ma la stanchezza è davvero tanta, l’aria è leggera e calda, il vento morbido, l’andatura della barca è lenta……ed il gioco è fatto!!! Dopo un paio d’ore, si arriva al check point di controllo, proprio vicino al punto in cui il Rio Maranon incontra il Rio Yanayacu in un gioco di acque che diventano da chiare a scure (yana-yacu significa “acqua nera”) tagliandosi nettamente l’una con l’altra. Qui, i guardia parco prendono il nome di chi entra e, poi, si prosegue il viaggio fino a Veinte de Jenero. In realtà, il viaggio dentro la riserva è un continuo spostamento, fatto di almeno sei ore al giorno di navigazione in lancha (alcuni giorni cinque altri sette o otto) e, quindi, è meglio che vi abituiate sin dai primi giorni. Non appena si arriva al villaggio, si scende subito al refugio costruito dal consorzio, secondo le rigide prescrizioni impartite dalla direzione della Riserva. Settanta metri quadrati di legno sollevati a mo di palafitta, a qualche decina di metri dal fiume, divisi in un’ampia cucina, dove le signore del villaggio prepareranno i pasti, due piccole camere con in tutto quattro letti a castello per otto posti, tutti con le zanzariere montate sopra, un bagno, una doccia ed un piccolo stanzino per gli attrezzi e il necessario. Fuori c’è un patio per condividere, la sera, quattro chiacchiere con le splendide guide e gli assistenti delle comunità, insieme a qualche miliardo di zanzare…il tutto bevendo un po’ di orribile nescafé dondolandosi sulle amache.

La sera, non c’è molto da fare, e quindi è importante instaurare un rapporto di feeling con chi aiuta il viaggio, per parlare, imparare e rimanere affascinati dalle storie e dalle persone che vivono in un luogo, per noi, lontano e quasi mistico. Tuttavia, non appena arrivati, se c’è ancora luce sufficiente, si va vedere i raccoglitori di palmitos, quello che noi conosciamo come “Cuore di palma”, il germoglio, buonissimo da mangiare, che cresce a trenta metri di altezza su delle belle palme dal tronco bianco e liscio. I ragazzi di Veinte de Jenero non fanno questo per i turisti, ma per l’economia della comunità, che è impegnata nella gestione sostenibile delle risorse, scarse, che la foresta offre loro. Allora, anche grazie alle ONG che li sostengono, hanno imparato questo metodo di raccolta del frutto, che permette loro di salire fino in cima, tagliare il germoglio, e salvare l’albero…fino a poco tempo fa, purtroppo, si tagliava tutto l’albero, e quindi capite l’importanza di questa nuova tecnica e del lavoro delle ONG che infondono e coltivano l’idea della sostenibiltà e della conservazione del medioambiente. Prima, si assiste alla costruzione dei triangoli, fatti di tronchi piccoli di diametro ma robusti, che saranno l’ascensore degli arrampicatori i quali, con una energia a noi sconosciuta, porteranno a compimento l’impresa dell’arrampicata solo in pochi minuti. Poi si può fare un giro nella comunità, per scoprire gli sforzi che questi uomini compiono tutti i giorni per sopravvivere in un ambiente meravigliosamente ostile, in un luogo complicato per innumerevoli ragioni, per noi difficili anche da immaginare. In ogni comunità c’é una scuola, un posto radio e un negozietto. Immancabilmente, c’è il campo di pallone, o meglio un prato pieno di buche dove per controllare il pallone, come fanno loro, bisognerebbe avere doti estranee a noi comuni mortali…La sera, ci si raccoglie nella sala da pranzo del rifugio, qualche metro quadrato, si trangugia una bella insalata di palmitos, un bel piatto di banane fritte e yucca, caffè, e quando sono le otto massimo le nove, sarà già buio da un bel pezzo, e potrete trascorrere la vostra prima notte nella foresta più, antica, famosa, affascinante e, lo scoprirete come ho fatto io, rumorosa del mondo. Gli uccelli, le scimmie, gli insetti e gli invisibili abitanti di questa immensa miniera verde, vi culleranno con le loro voci fino a quando, sentendovi galleggiare in un sogno vivido e toccante, crollerete in un sonno meritato.

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