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PUNO-CUSCO: il corridoio delle nuvole

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Il corridoio in mezzo alle nuvole…che porta verso l’ombelico del mondo

Altitudine da 3.850 a 3.400 mt, passando oltre i 4.000 mt

Percorrenza: 389 KM – 6/7 ore con i mezzi pubblici

Da Puno, dopo la visita a Taquile, si parte preferibilmente con l’autobus della Ormeno di sera, per arrivare a Cusco di notte. Ovviamente, questo per non perdere troppe ore di giorno in viaggio e sfruttare più tempo possibile sia nell’ultimo giorno a Puno che dopo l’arrivo a Cusco. Oramai non vi dico più come ci sono andato io, quest’anno, tanto mi sa che la storia del pulmino l’avete capita. Però vi dico che con il famoso pullmino verde speranza quest’anno il corridoio Puno-Cusco lo abbiamo attraversato di giorno tutto e devo dire che ho trovato questo tratto di strada di una bellezza davvero sconvolgente. Soprattutto mi riferisco al tratto finale, subito prima e subito dopo l’attraversamento del passo più alto di questa zona.

Non è facile descrivere la sensazione di pulizia e limpidezza che si prova nel guardare in faccia le nuvole! L’aria è dura e gelida, il sole è vicino e ed accende i colori. L’erba è un verde tappeto volante, e il blu del cielo assomiglia a quello delle immersioni in mare aperto. Il bianco della neve è splendido e pulito, dolce come la leggerezza del sorriso. Gli occhi sono pieni di vita e di emozione… e la strada verso Cusco diventa improvvisamente troppo breve. Nel tragitto, noi ci siamo fermati a Raqchi (e questa sosta la consiglio a tutti) una graziosissima comunità che si dedica, da qualche anno, al turismo responsabile ed è gestita dai suoi abitanti con impegno, passione, competenza e tanti tanti ottimi risultati. Raqchi si trova a non più di un paio d’ore di macchina da Cusco e, per via della sua ottima posizione, si potrebbe raggiungere anche se ci si trova già a Cusco, per fare una bella escursione in giornata. C’è un bellissimo sito archeologico, molto importante, che si chiama il Tempio di Wiracocha, che poi era un Inca che governò all’incirca nel 1410 d.C. e il suo nome da giovanotto era HATUN TUPA INCA.

 

Il sito è molto interessante perché consta anche, oltre al tempio centrale parzialmente conservato, di una serie di cosiddette “Qolqas”, ovveri degli edifici circolari di cui ancora non si conosce bene la destinazione passata. Quello che è sicuro, è che la loro funzione attuale è quella di far scervellare studiosi, e turisti, sul loro impiego passato. Si tratta di circa 160 resti di edifici, di cui sette ricostruiti nel 1997 per far vedere come si presentavano nell’antichità; si dice che potessero essere magazzini o viviendas (abitazioni), o ancora alloggi temporanei (una specie di ostelli) per permettere ai pellegrini di fermarsi in questo luogo che, sicuramente, veniva considerato sacro o comunque molto importante. Una caratteristica del sito, infatti, è quella di essere circondato da una grande muraglia di quasi 7 km che aveva indubitabilmente una funzione di protezione. Alcuni danno molto credito all’idea della funzione di magazzino, perché la zona del sito si trova proprio fuori Cusco, che era la città più importante della valle e, quindi, la fortificazione poteva avere la funzione di proteggere le scorte di emergenza per i periodi di guerra o di carestia. La protezione era appunto dovuta al fatto che le scorte di cibo erano davvero importanti. Insomma, che servisse per proteggere il grano, o il sito sacro, la muraglia indica che questo posto era prezioso e, quindi, voi, invece di fare i loboturisti, fermatevi e dateci un occhiata. Se poi volete (dovete) passarci pure la notte, allora basta andare in Plaza de Armas e chiedere ospitalità. Chiedete ad una delle bancarelle che vendono artigianato e rimarrete stupiti dall’organizzazione di questa gente.

 

Sembrano una piccola impresa consolidata, ma è tutto comunque molto naturale, muy natural, come direbbe il vecchio Isidro di Taquile. Se rimanete per la notte, avrete la fortuna di assistere ad una rappresentazione di una ricostruzione del rito del Pago a la Tierra, uno dei riti più importanti della religiosità andina. Questa piccola rappresentazione, seppur ad uso e consumo di noi viaggiatori, non è una di quelle cose tristi da loboturisti, ed ha un sapore di istruzione e divulgazione per noi; si tratta insomma di una rappresentazione finalizzata ad istruire, quasi didattica. Attualmente Raqchi conta 80 famiglie e il 70% di queste si preoccupano di tramandare le occupazioni tradizionali di questa comunità, ovvero la lavorazione della ceramica (da dove proviene il nome Racqchi) e il 30% si preoccupa di agricoltura. Si trova a 3480 mt slm, proprio sotto un vulcanone, il Vulcano Quinsach’ata, una bella montagnetta dove, se avete voglia, una guida locale vi accompagna, a piedi o a cavallo fino in cima su su, suissimo, direi. A giugno, c’è una bellissima festa del Sole, simile a quella di Cusco ma molto moooolto più piccola come dimensioni e risonanza, ed è conosciuta come Raqch’ i Raymi. Se passate da quelle parti, e se avete tempo e modo, fermatevi e comprate della ceramica dalla mia amica Dolores Cumpa Quispe, moglie dell’artigiano fenomenale Raul Rodriguez Moron…io gli ho comprato due vasi perché di più non avevo posto…e non vi dico quanto l’ho pagati perché me ne vergogno; ma glielo fatto fare a lei il prezzo, e non ho battuto ciglio, ovviamente. Zitto e paga, è il mio motto. Insomma, adesso questi due splendidi oggetti di artigianato stanno belli belli davanti al mio computer mentre scrivo

 

…e, credetemi, valgono almeno cento volte quello che li ho pagati. E poi, se dopo aver lasciato Raqchi comprerete della ceramica al Cusco, rimarrete fregati perché nella maggior parte dei casi quello che avete comperato viene da qui, ve lo assicuro. La differenza sta nel fatto che ve la fanno pagare venti o cinquanta volte tanto; ho sperimentato…sempre la storia del pirla…vabbè!Manco a dirlo, a Raqchi, mi sono fatto dare la e-mail dal grande Profe Exaltacion, il professore della comunità che ci vede lungo e che organizza il turismo in città; parlando con lui, si può organizzare il soggiorno. Come si fa ad avere la e-mail del Profe???….He He He He…la mia mail sta in fondo al racconto (bastardissimo sono).Uscendo da Raqchi, e andando verso Cusco, ci si avvicina sempre di più a Machu Picchu. Cusco, l’ombelico del mondo, è infatti la base indispensabile per accedervi. Con due orette di macchina, o anche un pochino di meno, sarete arrivati in una delle città più belle del Sud America!


LA CITTA’ DEL CUSCO


Cusco, è da sempre fonte di discussioni infinite fra i viaggiatori che ci arrivano e che, inevitabilmente, volenti o nolenti, ci si fermano…alcuni anche molto a lungo. He si!!! C’è un gran discutere attorno al fatto che Cusco, l’ombelico di questo cacchio di mondo secondo gli inca, sia una città positiva, o meno. Io, devo dire la verità, ho una posizione intermedia…diciamo che fra i “cuschisiti” e gli “anticuschisti” mi colloco in una posizione laica…tipo casco blu o osservatore ONU. Non sto ne di quà e ne di là…perché il Cusco è un po’ come la New York del Perù (facendo i debiti distinguo, ovviamente…basti considerare che una singola pietra, un sasso, un tombino, una gomma attaccata per terra del Cusco ha dentro di se più patrimonio culturale rispetto a qualsiasi cosa che stia poggiata sul suolo di scemolandia…ehm! scusate volevo dire degli USA, ma tanto avevate capito lo stesso, no?). Questo lo dico nel senso che il Cusco ha molto da offrire, ma è anche uno dei luoghi dal quale parte l’organizzazione e dove ci sono gli esempi dei più grandi truffoni e ,“soloni”, a danno dei viaggiatori e a danno del Perù. Non sono troppo radicale. E’ la realtà, basta conoscere questo paese un pochino approfonditamente, per capire che il Cusco è, per il Perù, fonte di benefici e malefici, nella stessa misura…Tuttavia, come già detto prima, Cusco è la base indispensabile attraverso la quale far partire l’organizzazione per alcune delle visite maggiormente desiderate da parte dei viaggiatori: il Valle sagrado, Machu Picchu, Pisac, la Amazzonia sud Orientale…ma come accade in ogni luogo dove ci sono migliaia di turisti ansiosi di “vedere tutto ed in fretta”… ci sono, per questo, anche migliaia di gatti e volpi pronti a rifilare migliaia di sole e pacchi altrettanto in fretta. Per questo, nelle righe che seguono cerco di illustrare come si può fare per soggiornare nell’ombelico nella maniera meno superficiale, senza farsi trascinare nel vortice e del caleidoscopio dell’illusionismo turistico, arte nella quale, ho scoperto, in questo paese molti si esercitano con grande successo … Ecco i mei consigli: Come detto, Cusco è una città nella quale si può (o si deve) pernottare anche molti giorni, quindi, è molto importante riuscire a trovare, se la vostra intenzione è quella di fermarvi un po’, una soluzione che permetta di coniugare economicità, accoglienza, comodità e soprattutto autenticità e qualità. Dal mio punto di vista, esiste un luogo in cui tutto questo si fonde perfettamente, e questo gioiellino prezioso e vero si chiama CAITH. Questo piccolo paradiso ha un gran pezzo di Italia dentro perché è stato pensato e voluto da un cuore italiano e realizzato da energie Italiane. Capiamoci bene, io non sono uno di quei frallocconi che vanno alla ricerca, in qualsiasi posto del mondo, di un angoletto di Belpaese perché altrimenti cade in crisi di astinenza da spaghetti e caffélllllatte coi biscottoni della salute (mi sa che questa l’ho già scritta…ma mi piace e la riscrivo) anzi…ho scoperto IL CAITH dopo tre o quattro volte che sono stato e che ho alloggiato al Cusco…e sono davvero felice di averla fatta, questa scoperta.

 

Allora, andiamo al sodo!!

 

Il CAITH, con il suo giardino di serenità si trova a 5 minuti dal centro di Cusco, proprio sulla strada che porta genericamente i turisti verso la Fortezza di Sacsayuaman, ed è gestito, come vi dicevo, prima, da Vittoria Savio, una donna fatta di forza e passione che molti hanno ribattezzato la Madre Teresa di Calcutta Peruviana. Il Caith,''Centro di Apoggio Integrale alle Lavoratrici domestiche'' è un programma dell’Associazione Yanapanaku-sun. Yanapanakusun è un'organizzazione privata a scopo sociale, con differenti programmi che hanno una sola finalità: l'appoggio totale alle lavoratrici domestiche per la conquista di una vita migliore nell'esercizio dei loro diritti. Iniziò le sue attività in Agosto 2001; tuttavia la preoccupazione ed il lavoro per questo settore sociale già iniziò nel 1994 col CAITH. Nel CAITH le lavoratrici domestiche, molte di queste sono ancora bambine, trovano una nuova famiglia e l'opportunità di un'educazione migliore che parta della conoscenza delle loro realtà e necessità. Il CAITH, per sostenere le sue attività sociali, utilizza le entrate che il Programma Ayparikusun genera offrendo servizi e alloggio a turisti intelligenti e sensibili che sono interessati non solo a quello che offre tradizionalmente il Cusco, ma anche a conoscere da vicino una cultura differente ed avere con essa un vero scambio socio culturale, scambio che serve per sensibilizzare gli uni ai problemi degli altri. Ayparikusun nella lingua quechua significa ''Corriamo incontro a chi gia' bussa lasciando comunque aperta la nostra porta per chi ancora non appare all' orizzonte''.E’ difficile spiegare quello che significa il Caith, almeno per chi come noi è talmente distante da tutto quello che accade qui! Allora mi sembra giusto riportare qui sotto, una testimonianza di una delle ragazze che ha avuto aiuto e sostegno dal Caith, e da Vittoria.''Mi primo Armando también me sacaba del colegio. Me sacó cuando tenía 9 años y me trajo al Cusco para que viviera en su casa y cuidara a la hijita de 2 años. No me gustaba, era muy traviesa. La señora era mala, me echaba la culpa de todito a mí. Cuando la chiquita solita se quemó con el agua porque la señora me dijo que la dejara allí, todita la culpa me la echaraon. Mi primo me pegó y la señora también, con correa y con patadas. Nunca me creían nada. Un día yo estaba de sueño porque ya era de noche tarde y estaba esperando que el agua se calentara y se me rebalsó. También me pegaron duro. No me iba al colegio, pero mi primo le había dicho a mi mamá que sí me iba a mandar. En la casa de mi primo yo me levantaba a las 6 de la mañana, preparaba el desayuno para todos. A las 7 tomaban desayuno, pero yo tomaba solita en la cocina. Me hubiera gustado tomar con ellos, más cosas comían ellos. (...) Yo limpiaba todita la casa antes de tomar el desayuno, hacía jugar a la hijita, cocinaba para el almuerzo para todos, pero yo almorzaba después en la cocina. En la tarde otra vuelta le hacía jugar a la bebita mientras la señora descansaba. Jugaba a la casita y a la comidita. Las vecinitas también venían y a todas tenía que hacerlas jugar. Preparaba para la cena. Cenaban a las 9 de la noche y de ahí que yo lavaba el servcicio, yo cenaba en la cocina. A las once hay veces me dormía proque tenía que hacer dormir a la bebita. Yo dormí en un cuartitio donde recibán visitas, en un colchoncito con una frazada. Ningún día salía a la calle.''Después de unos años de trabajo en diferentes lugares, donde ganó no más de 50 soles (ca. 15 dólares) por mes, su hermana la llevó al CAITH: ''Antes paraba triste, preocupada, todo me daba miedo y sentía que nadie me quería, y que nadie me trataba bien. Me sentía sola y que todo me iba mal. Cuando llegué al CAITH ya no seinto tanto miedo porque sé que hay alguien que me puede ayudar si tengo problemas. Por ejemplo Vittoria, la Jose, Marleni, si no me pagan (los patrones), le aviasan en el Juzgado de Menores.'' En el CAITH, entre las demás trabajadoras de hogar, también encontró amigas: ''Tengo varias amigas. Con ellas me siento bien. Ellas son buenas conmigo, jugamos, nos reímos, me aconsejan bien. Te ayudan cuando necesitas. Antes del CAITH no tenía amigas, sólo algunas en el colegio, pero no me llevaba tan bien con ellas.''Citas del libro ''¿Estás bien? CAITH: La cultura del afecto con trabajadoras del hogar, Maite Rofes. Come avrete capito, Il Programma CAITH ha come obiettivo, tra altri, migliorar le condizioni di vita e di lavoro, attraverso un cambiamento di coscienze ed abitudini delle lavoratrici domestiche e della società che le circonda. Ora, mi rendo conto che non è bello definire qualcuno con il nome di qualcun altro…ma voi, come la chiamereste una donna che è riuscita, con la forza delle sue idee, del suo stomaco e delle sue braccia, a costruire una meravigliosa casa albergo dove ha oramai, in anni e anni di lotte e sacrifici, ospitato centinaia di bambine sfuggite (e ha volte strappate) dalla spirale del lavoro minorile, della violenza, della umiliazione e della disperazione? Come la chiamereste una donna che lotta con ostinazione e successo contro un sistema che ancora e purtroppo tollera spesso che le bambine povere, figlie dei campesinos, possano essere “vendute” alle case dei signori cuscheni ricchi perché li, almeno, “potranno avere un tetto ed un pasto” ed avere un “futuro” da lavoratrici, leggasi “schiave”, domestiche? Come la chiamereste una donna che manda a scuola i figli degli altri quando questi sono troppo impegnati a picchiarli ed a ubriacarsi? Io la chiamo Madre Teresa di Cusco…ma voi potete chiamarla Vittoria. Il Caith è tutto questo, è una casa albergo che ha iniziato recuperando bambine e ragazze madri in difficoltà, e dando appoggio a viaggiatori che andavano alla ventura offrendo loro una sala dove sdraiarsi sui sacchi a pelo e un pasto caldo, gratuitamente. Poi, la voce, come sempre accade per le “cose buone” ha viaggiato velocemente…ed ora ci sono una trentina di belle camere da letto che fanno dormire chi lo chiede a non più di 15 dollaretti a notte. Soldi benedetti. In più, il Caith è, nella CUSCO spesso un pochino pastificata, uno spicchio di genuinità fatto di cucine calde ed affollate da gente di tutto il mondo, di sale da pranzo ricche di fiori frutta e allegria, di camere pulite accoglienti e vere, di lavatoi grigi di pietra per lavare i panni affaticati da giorni di cammino, di gridolini contenti felici e divertiti di bambine che finalmente possono andare a scuola, di zaini e scarponi che salgono e scendono le scale a tutte le ore del giorno e della notte…il tutto in un clima di serenità e rilassatezza, direi di felicità. Tutti possono andare al Caith, e tutti dovrebbero farlo…Al Caith si può anche cenare (oddio che buone le cene, ancora me le ricordo, erano così buone che non smettevo mai di mangiare e poi la sera non ce la facevo ad uscire tanto ero abbottato….) e questo aggiunge solamente 3 dollaretti, soldi benedetti, al costo della camera. Se poi decidete di non pernottare al CAITH (peste vi colga) un altro hostal che mi sento di consigliare in questa cittadina è il KOYLLIUR, nel quartiere di San Blas che è il più bello e antico di Cusco, quartiere ancora costruito sulle antiche basi Inca e dove i palazzi si innalzano da terra poggiando su dei massi enormi, a loro volta poggiati l’uno sull’altro senza nessuna amalgama ed arrotondati dal tempo; le strade sono di ciottoli e costellate da piccole botteghe di artigianato o di pasticcerie, e di caffetterie. Il Koylliur è un ostello a conduzione familiare veramente grazioso, ricavato da una casa padronale con tutte le stanze che si affacciano su un cortile interno attrezzato con sedie e divanetti. Le camere sono tutte ampie e pulite e sono matrimoniali, doppie, triple e quadruple. Sono pulite ma spartane. Alcune non si addicono ad un turismo italiano, ma io le ho girate tutte e so quali possono essere prese e quali no. Il costo è di una decina di dollari per notte senza colazione. La famiglia che lo conduce si chiama GUEVARA, e ciò è bene! Diversa è la scelta dell’Hostal CUSCO, dotato di riscaldamento, moquette, televisione acqua calda 24h ed ampi bagni moderni. Il tutto affacciato su un cortile con pub e bar. Il costo è di circa 20/25 usd, ma dipende dalla capacità di contrattare. COSA FARE AL CUSCO E LARES TRAILOra, come vi dicevo, Cusco offre moltissimi siti da visitare nei suoi immediati dintorni: Sacsayuaman, Tambo Machay, Q’enqo, Tambo Moray, Puca Pucara…Ad ogni modo, la mia esperienza mi consiglia di fare quanto di seguito: Il primo giorno dovreste preoccuparvi dell’acquisto del cosiddetto “bolleto turistico”, ovvero una sorta di passepartout per quasi tutto quello che c’è da vedere nella zona di Cusco, e, di conseguenza, ci si dovrebbe dedicare a pianificare le relative visite. Con questo biglietto si potrà visitare: Saqsayhuaman, Q’enqo, Puca pucara, Tambo Machay, Pikillachta, Tipon, Ollantaytambo, Pisac, Chinchero…per quanto riguarda luoghi nel Valle. Dentro Cusco, invece, biglietto da accesso a: Cattedrale, Museo de Arte Religiosa, San Blas, Museo de Santa Catalina, Museo de Palacio Municipal, Museo de sitio de Qoricanhca. Il bolleto costa 10 usd e vale 10gg dalla data di emissione, ed è personale; sono soldi ben spesi, ve lo assicuro. I siti fuori Cusco aprono per lo più alle 07.00 e chiudono alle 18.00, la Cattedrale alle 10.00 fino alle 11.30 (se siete fortunati) e dalle 14.00 alle 17.00…ma gli orari cambiano di continuo; la Chiesa di S. Blas alle 08.00, i Musei alle 09.00, orientativamente. Dopo aver fatto ciò, si visita il centro della città e si prendono contatti con la una agenzia che possa organizzare, in maniera coscenziosa un buon LARSE TRAIL, un trekking che porta sino a Machu Picchu in 3 notti e 4 (oppure se si vuole qualche cosa in più) giorni di cammino attraverso vallate incontaminate e di una bellezza semplicemente terrificante. Io mi sono imbattuto in questo trekking per caso, visto che l’idea (o meglio quella del mio gruppo visto che io ero contrario per consigli ricevuti in patria) era quella di acquistare il famoso INCA TRAIL, ovvero il percorso più famoso per arrivare a piedi sino alla città sacra. Grazie a Dio il percorso dell’Inca Trail era indisponibile per tutta la settimana! Il costo del trekking, va dai 250 dollari in su, se si vuole affittare un sacco a pelo polare (non è uno scherzo, serve davvero!) per quattro giorni si pagano ulteriori 20/30 dollari usd, in genere. Se poi avete voglia di qualche cosa di davvero diverso, oppure siete già un gruppetto formato con l’idea del trekking, oppure siete dei supercazzuti arrampicatori con i calli sulle mani e pure sotto i piedi allora potete provare a servirvi di due miei contatti che organizzano, come guide personali di montagna, percorsi di trekking, sicuri, garantiti e farciti di panorami mozzafiato. Loro si chiamano Jose Antonio e Miguel Lucuano, e sono stati definiti dei “mostri” di bravura, professionalità e simpatia. Ho inviato gente da entrambi e tutti sono stati soddisfattissimi e non hanno neanche pagato molto. Magari qualche decina di dollari in più rispetto all’Inca Trail…Acquistato il trekking ed affittato, sempre presso la stessa agenzia, il materiale che non si ha, si va a riposare e l’indomani si parte all’avventura.

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